Spesso e volentieri istruzione e cultura vengono confuse, un po’ come impegno nello studio e intelligenza. La realtà dei fatti è ben diversa: la cultura è ciò che definisce un popolo o-comunque-una certa categoria di persone. Cultura è saper cucinare meglio un piatto di pasta, cultura è ricordare con interesse le grandi gesta e trovate dei nostri avi. La cultura, però, non è solo questo: cultura era anche la caccia alle streghe, cultura era-ed è-anche identificare lo straniero come animale, letteralmente, questo è il lascito sull’argomento-grossomodo-di Cesare: lui, tuttavia, ammirava la diversità dei popoli, anche barbari, per l’appunto, e ne studiava ogni particolare e tradizione, anche per avere la meglio in battaglia. Cultura, quindi, può anche essere razzismo. L’istruzione, d’altro canto, è un insegnamento non solo dei lasciti culturali, ma anche del metodo critico, per insegnarci a pensare liberamente. L’istruzione è un mezzo con cui evolvere la cultura.
Istruzione nel terzo mondo
L’istruzione nei paesi del terzo mondo è vista come “trascurabile”: si stima che circa ottocento milioni di persone non riescano né a leggere né a scrivere. Un dato allarmante, in quanto la nostra popolazione in Italia per raggiungere tale numero dovrebbe moltiplicarsi di tredici volte.
Inoltre, vanno aggiunti cento milioni di ragazzi analfabeti e più di sessantadue milioni di bambine a cui viene negata la scuola, in quanto sono nate del sesso “sbagliato”.
Una cultura…retrograda
Si sente spesso parlare di cammelli scambiati per donne e di uomini con più di dieci spose, se ne sente parlare anche troppo, specialmente nei territori che i talebani hanno ripreso dopo la ritirata degli Stati Uniti d’America. Insomma, se sei uomo vivi, nella maggior parte dei casi, nell’estrema povertà, se sei donna, vivi anche peggio, come una merce. Ma come è possibile che questi paesi abbiano una grande quantità di ricchi/sceicchi? Dove trovano i soldi per le grandi infrastrutture iper-futuristiche che vediamo sui social?
Petrolio come valuta e infrastrutture di sangue
Un esempio molto comune, è l’Arabia Saudita (specificando che la definisco del terzo mondo per il degrado culturale, non certo per i loro capitali, che ammontano a somme alquanto mastodontiche): investono miliardi-con il fondo statale-per il calcio, come fanno? La loro economia-come quella di molti paesi del Medioriente-ha una base solidissima sul petrolio. Le esportazioni petrolifere costituiscono circa il 90% delle entrate statali e il 48% del PIL (prodotto interno lordo).
Parlando delle infrastrutture, quei mega palazzoni e gli stadi che vediamo non sono costruiti coi mattoni o altri materiali innovativi, ma col sangue degli schiavi. Sì, quasi tutti-se non tutti- i paesi del terzo mondo, sono schiavisti.Qatar, Arabia, Somalia, Niger… i soliti nomi insomma. Ve ne dico un altro, i prima citati Stati Uniti d’America, con più di quattrocentomila schiavi. Anche l’Asia non vanta una situazione di favore, specialmente nella Corea del Nord. Anche noi siamo “complici”, infatti i nostri amati telefoni sono creati-spesso-con il sudore dei bambini, che muoiono nelle miniere per ricavare sostanze fondamentali, a volte anche inalando sostanze tossiche. Qui in Italia siamo messi abbastanza bene, se non fosse per il fenomeno del caporalato, ma è argomento per altri discorsi.
Considerazioni finali
Analizzati i vari dati, possiamo arrivare a un verdetto: sia cultura sia istruzione sono dei problemi enormi per i paesi del terzo mondo. Tuttavia, è colpa anche di chi resta a guardare i massacri, i colpi di stato e la fame: l’Occidente. Facciamo sempre la morale agli altri, eppure siamo qua. Certamente, non possiamo pretendere di risolvere tutto in un battito di ciglia, né di andare a sparare in faccia ai talebani. Insomma, i leader mondiali hanno il gioco nelle mani, anche se forse il controllo lo stanno inesorabilmente perdendo.
Editoriale di Raffaele Pandozzi.